La storia di James è quella di un papà single che ha lasciato New York
con il suo bambino di due anni alla ricerca di una vita migliore a
Denver, in Colorado. Purtroppo le cose non vanno come il giovane papà
aveva sperato, e si ritrova da un giorno all'altro senza lavoro, senza
casa e senza macchina.
Fortuna ha voluto che appena due giorni dopo l'aggravarsi della
situazione, James ha incontrato un uomo che gira di città in città con
l'unico intento di fare delle buone azioni. Il suo nome è Leon
Logothetis, che ha aiutato James assicurandogli l'alloggio in hotel per
una settimana e donandogli mille dollari per le sue necessità. Ma non è
finita qui: il benefattore ha anche lanciato un messaggio per aprire una
pagina su GoFoundMe per finanziare James e suo figlio e rendere
possibile l'acquisto di un mezzo di trasporto che gli consenta di
portare con sé il suo bambino senza sfidare il freddo (James, che
intanto ha trovato un lavoro come barbiere, non può permettersi di
lasciare il figlio con una baby sitter ed è costretto a portarlo con
sè).
Un grande miracolo della scienza per una piccola guerriera. A Layla
Richards, bimba di un anno malata di leucemia era stato detto che non
c'era più nessuna speranza. Oggi, grazie a una terapia genica di
frontiera prima sperimentata solo sui topi, Layla è viva, sorride in
braccio a mamma e papà e non presenta più tracce del tumore del sangue
che le era stato diagnosticato all'età di 3 mesi.
Il caso, primo
al mondo, è stato annunciato dai medici del Great Ormond Street Hospital
di Londra e sarà descritto al prossimo meeting della Società americana
di ematologia (Ash), in programma dal 5 all'8 dicembre a Orlando, in
Florida. La terapia è stata utilizzata grazie alla collaborazione della
compagnia biotecnologica Cellectis. La metodica dell'etiding genetico,
che utilizza 'forbici molecolari' per modificare il Dna, è stata usata
sulle cellule di un donatore sano per produrre linfociti T 'ogm' ,
geneticamente modificati per uccidere solo ed esclusivamente le cellule
leucemiche e per essere 'invisibili' alle pesanti terapie somministrate
al paziente, nonché alle sue difese immunitarie. Le cellule disegnate su
misura sono state iniettate a Layla, poi sottoposta a un secondo
trapianto di midollo (ne aveva già subito uno dopo che la chemioterapia
iniziale era fallita) per permettere al suo organismo di riformare un
sistema immunitario. Benché sia troppo presto per definire la piccola
"guarita dal cancro", la sua ripresa viene considerata "quasi
miracolosa". "Un grande, grande passo avanti", dichiara Paul Veys
dell'ospedale londinese. Quando Layla è nata, nel giugno 2014, sembrava
tutto a posto. La piccola stava bene, ma 14 settimane dopo è cominciato
l'incubo, raccontano i genitori alla stampa britannica: la mamma ha
notato che il suo cuore batteva più forte, Layla piangeva sempre, si
nutriva a fatica. Pochi giorni dopo, l'esito di un esame del sangue ha
dato un nome al nemico da combattere: leucemia linfoblastica acuta,
tumore del sangue che nella forma pediatrica, grazie ai progressi della
medicina, è diventato guaribile almeno nell'85% dei casi. Ma Layla non
era fra questi. La sua malattia era aggressiva e la situazione per lei è
precipitata, fino a quando i medici non hanno avuto più opzioni da
proporre ai genitori, se non le cure palliative per accompagnarla alla
morte. Ed è a questo punto che è scattata la voglia di non
arrendersi. Il papà Ashleigh e la mamma Lisa, entrambi 30enni, hanno
deciso di dire sì a "qualcosa di nuovo". Layla "era così debole e
sofferente. Dovevamo agire. Certo era spaventoso pensare che il
trattamento non fosse mai stato utilizzato sull'uomo - ricorda Ashleigh -
ma ho deciso di assumermi il rischio". Un atto di forza che ha
innescato una serie di fortunate coincidenze: l'ospedale stava infatti
già producendo le cellule di Cellectis in vista di un trial clinico. "Le
avevamo nei nostri freezer", spiega Waseem Qasim, uno dei medici che ha
trattato Layla. Dopo aver ricevuto tutte le autorizzazioni necessarie
per una terapia mai testata sull'uomo, è cominciato il trattamento.
"Abbiamo pregato che funzionasse", racconta Ashleigh. Poche settimane
dopo la mamma di Layla era davanti alla scuola della figlia maggiore
Reya, quando le arriva la telefonata del marito. "Mi ha detto: 'Ha
funzionato'. E ho pianto lacrime di gioia", confessa. I medici, pur
usando parole entusiaste per descrivere il caso, sono cauti. Veys
precisa: "Siamo in uno stato meraviglioso rispetto a come eravamo 5 mesi
fa, e anche solo questo è un grande passo, ma non significa ancora
cura. L'unico modo per scoprire se lo è davvero, è aspettare 1-2 anni".
Sono sempre di più le modelle e le attrici che guadagnano grande
popolarità, e maggiori possibilità di introiti, grazie ai social
network.
Succede, ovviamente, nel mondo occidentale. Nei paesi islamici, invece,
accade l'esatto contrario. Sadaf Taherian, attrice iraniana, ne sa
qualcosa: le sue foto, pubblicate su Facebook e Instagram, le hanno
stroncato la carriera.
Sadaf, infatti, ha posato senza l'hijab, il velo
che le donne iraniane devono indossare in pubblico, e questo non è
andato giù alle autorità di Teheran. Il ministero della Cultura islamica
ha infatti deciso di sospendere lo show televisivo in cui recita la
bella Sadaf, oltre all'avvio di un'indagine che porterà a 'sanzioni per
nulla morbide'.
Ora Sadaf, senza più un lavoro, teme anche per la propria incolumità.
Molti uomini, musulmani intransigenti, la minacciano costantemente di
morte sui social e per questo motivo l'attrice ha preso una decisione
sofferta e dolorsa, ma necessaria: trasferisi nei più 'miti' e 'aperti'
Emirati Arabi Uniti.